Gener-azioni diverse, insieme per Progetto Miriam

Abbiamo raccolto le voci di due volontarie di diverse età che ci raccontano la loro esperienza a Progetto Miriam

Daniela, cosa significa per te “generare”?

psa 00Generare è la nascita meravigliosa e sconvolgente di un figlio: io l’ho sperimentato molti anni fa. Ma si viene generati anche dallo sguardo amicale di chi ci vuole bene o dallo sguardo buono che incrociamo casualmente. Non è forse anche questo un atto attraverso cui si genera vita?

È ciò che ho vissuto nell’incontrare per la prima volta Progetto Miriam, alla ricerca di un luogo per il mio tirocinio. Anche se sono passati anni, al ripensarci, rivivo la stessa emozione. Sento di essere stata generata a una nuova vita, nell’incontro con le suore responsabili e le loro collaboratrici, ma anche con le ragazze ospiti. Al centro, a Progetto Miriam, c’è il valore della persona che viene accolta, il suo essere prima di tutto, creatura.

Non lo si fa a parole ma lo si vive: ogni giorno si dà corpo a mille gesti dosando sapientemente umanità, presenza, atti educativi fecondi per l’oggi e per il domani delle ragazze accolte. Le “AZIONI” per il futuro hanno radici nel presente.
La mia esperienza a Progetto Miriam è ricca e fertile di relazioni, di amicizia, di bellezza, mi sono sentita accolta e ben voluta. è un luogo in cui non c’è né tempo né spazio per le discriminazioni.

Maddalena, come vivi il tuo tempo a Progetto Miriam?

Ho scelto di intraprendere un percorso di un anno come volontaria del Servizio Civile Regionale all’interno di Progetto Miriam. La mia esperienza è iniziata il 30 novembre scorso e già sento i frutti che il tempo trascorso qui mi sta donando.

psa 00Ogni giorno vivo l’incontro diretto con la diversità e la multiculturalità, occasione per imparare qualcosa di nuovo sugli usi e le abitudini delle ragazze accolte e della loro cultura.

Ho 19 anni, e quindi sono coetanea di quante vivono qui. Fin da subito è stato facile relazionarmi con loro: il rapporto che si è instaurato con alcune è vicino a un rapporto di amicizia, dove si ride, si parla e si condividono le diversità che ci caratterizzano. Ciò avviene in varie occasioni: quando cuciniamo e mangiamo insieme piatti tipici, oppure quando insegno loro l’italiano e notiamo le differenze tra le nostre lingue.
è bello essere percepita come un’amica, e non come un’autorità, ma a volte questo rende difficile affermarmi se devo stimolarle a fare qualcosa.
Riconosco che il rispetto e il confronto delle diverse culture è importante perché le ragazze possano custodire le loro radici, ma allo stesso tempo inserirsi in una realtà sociale e culturale diversa, trovare un lavoro e mantenerlo.
In conclusione sono grata per l’esperienza che sto vivendo!

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