Incontrarsi con la sofferenza, o meglio, con chi vive la sofferenza, è sempre occasione di crescita. Questa l’esperienza delle ragazze, diverse per età provenienza e percorso personale, che a Padova hanno partecipato allo “Step” (un cammino di approfondimento spirituale a tappe) e che, nei giorni condivisi con le giovani ospiti di Progetto Miriam, si sono lasciate interrogare da questo incontro ravvicinato.
Le loro storie si sono incrociate e il loro cammino continua a portarne le tracce. Hanno provato a fare della difficoltà qualcosa di prezioso, costruendo sprazzi di fiducia, relazioni nuove per una ricerca comune di altre opportunità.
L’aver scoperto quanto per le ragazze che hanno subito violenza o sfruttamento, sia difficile “fidarsi” ha dato consapevolezza che niente è scontato, che una relazione va costruita dal nulla, “standoci” fino in fondo e continuando a rimanere aperte all’ascolto e all’accoglienza. Via via si inizia a capire e a costruire qualcosa, in attesa di passi successivi che possono scaturire solo da una nuova comprensione e dall’attenzione ai bisogni dell’altra. Questo in qualche modo ha rotto il muro della diffidenza.
Come dalla domanda “Signore, cosa vuoi che io faccia?”, Francesco comprende a poco a poco il percorso a cui Gesù lo chiama, investendo in questo progetto ogni aspetto della sua esistenza, così le partecipanti allo Step hanno paragonato questa esperienza ad “una fonte che disseta e rigenera” e invita a riconoscere il volto di Gesù: “quando ho conosciuto le ragazze di Progetto Miriam ogni loro sguardo mi ricordava Lui.
Nonostante la sofferenza vissuta, quei volti hanno la voglia di ripartire. Proprio come Gesù fa con me, con noi, con tutti…”.
La lezione di vita qui appresa è stata il “tornare a casa con occhi nuovi e un cuore nuovo, con tanta voglia di capire quello che Dio vuole giorno per giorno”.
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