Da un anno circa, nel nostro laboratorio di Progetto Miriam, lavora G., una donna nigeriana, di cui raccontiamo la storia, che parla di rinascita e di speranza.
G. vive in Italia da 15 anni ed ha una bimba di 7 anni di cui si prende cura da sola. Per motivi di salute ha dovuto lasciare il lavoro di badante e si è trovata senza un’altra occupazione che le consentisse di vivere, di pagare l’affitto e le utenze. Spinta da questa necessità si è rivolta allo Sportello Donna della Caritas e le è stato offerto l’inserimento per un trimestre nel nostro Laboratorio Occupazionale di Progetto Miriam, attraverso una borsa lavoro. Questa opportunità l’ha aiutata, ma non era sufficiente a consentirle una soluzione abitativa adeguata. Insieme alla sua bimba G. viveva in subaffitto, in condizioni non solo precarie ma anche conflittuali con una connazionale che trascurava l’igiene del piccolo appartamento, nonostante avesse con sé il figlio.
La situazione era ormai insostenibile e G. pensava di raggiungere una cugina ospite di un Campo di rifugiati in Germania.
Tale viaggio avrebbe comunque comportato insicurezza sulla possibilità di trovare un lavoro in un’altra nazione, con una lingua sconosciuta, ma soprattutto avrebbe creato disagio alla bambina ormai ben inserita sul nostro territorio e felice della scuola che stava frequentando.
Questa situazione ci ha profondamente interpellato: abbiamo pensato ad un passo ulteriore per venire incontro a questa madre e bambina così provate e abbiamo proposto un contratto di lavoro per le attività di Laboratorio anche per mettere a frutto le competenze acquisite. G. aveva dimostrato, infatti, di avere un’ottima manualità e di saper usare bene la macchina da cucire. È una presenza positiva all’interno del laboratorio perché, con le sue maniere educate, è rispettosa verso le altre donne e le loro storie.
In seguito a questa proposta, l’abbiamo vista rifiorire: sul suo volto è tornato il sorriso che la contraddistingue, perché solitamente è una donna solare, accogliente e disponibile alle relazioni. La garanzia di un’attività lavorativa le ha consentito di trovare un alloggio migliore mentre sta aspettando l’assegnazione di una casa popolare da parte del Comune e le permetterà di rinnovare il Permesso di Soggiorno in scadenza fra pochi mesi.
Il ritorno ad una vita più normale le ha reso la serenità e le ha fatto acquisire maggiore sicurezza di sé permettendole di consolidare, grazie alla sua buona capacità relazionale, la rete tra i suoi connazionali, per il necessario aiuto reciproco.
Nel Laboratorio Miriam ha un buon rapporto con le altre donne che lo frequentano, con loro parla di tanti argomenti diversi: l’educazione dei figli, la gestione della vita quotidiana, le regole di convivenza civile.
La sua presenza è anche una risorsa al progetto creativo del Laboratorio perché vi partecipa attivamente comunicando le proprie idee. G. in agosto ha potuto realizzare il suo sogno: dopo 15 anni è riuscita a tornare in Nigeria per visitare la famiglia e in particolare la madre, che non è in buona salute. Al suo ritorno abbiamo goduto della sua gioia nel condividere le sue impressioni su questo viaggio nella terra natia.