“25 anni di Accoglienza e Cura”: questo è stato il messaggio che abbiamo voluto trasmettere in occasione della celebrazione del 25° anniversario di Progetto Miriam, il 16 dicembre scorso. Un evento storico, vissuto insieme a tanti amici, collaboratori, volontari e con la presenza di quasi tutte le suore che sono passate da questa casa.
Abbiamo ricordato gli inizi, i principi portanti del nostro progetto: la rete di collaborazione che da sempre ci sostiene, lo Spirito di cura che si fa attenzione, ascolto, accoglienza, e la provvidenza di tante persone che hanno fatto la storia di questa casa. Volti, storie che lungo gli anni si sono fittamente intrecciate…
Il laboratorio Miriam, presente nella casa, ha un ruolo importante nel percorso educativo delle donne che sono accolte: permette loro di riscoprire in modo nuovo la bellezza, di riconoscere che sono belle e capaci di creare cose belle: ne è testimone Alma, un’operatrice, che lavora con noi e che ha raccontato la sua esperienza nel corso della celebrazione.
«Ho conosciuto le Suore Francescane dei Poveri nel 2012 in un tempo molto difficile della mia vita. Facevo fatica a immaginare il mio futuro e tutto era incerto: la casa, il lavoro, la vita intera. Ho incontrato le suore e a poco a poco mi sono sentita rassicurata: ho percepito che stavano accogliendo il mio disagio e le mie preoccupazioni. C’era posto nel loro cuore per me, mi sono sentita compresa ed accolta!
Ho cominciato a lavorare nel laboratorio di Progetto Miriam a ottobre del 2012. Questo lavoro ha fatto emergere delle mie capacità che non credevo di possedere: ho iniziato a cucire a mano, a usare le macchine che da tempo avevo lasciato da parte.
Grazie all’esperienza che ho fatto in laboratorio, adesso posso insegnare alle altre donne a cucire.
In questi anni ho assistito a grandi cambiamenti nelle donne che ho conosciuto: spesso la vita ci porta grandi dolori, grandi difficoltà, ma ho visto che la condivisione, l’ascolto, la relazione di cura riescono a portare una vera trasformazione in molte vite ferite.
Quando sono arrivata qui, anche se c’era il sole fuori, io vivevo il buio dentro di me; grazie a Dio e a tutti quelli che mi sono stati vicini, sono riuscita a uscire dal buio ed è per questo che riesco a capire nel profondo quello che provano le donne che incontro.
Prima piangevo per me, adesso piango per le altre donne.
L’inizio di questo pezzo della mia vita è stato un passo di fede, continua ad esserlo ogni giorno; ho fiducia in una possibilità diversa, in un domani migliore per ognuna di noi».
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