Affermare che ci sta a cuore la Vita, coscienti che ogni comportamento produce conseguenze. Non sempre è facile riconoscerla in ogni sua espressione e farcene idee diverse dipende da ciò in cui crediamo.
Nel servizio quotidiano a Progetto Miriam, la Vita ci viene incontro come dono del Creatore. Questo ci dispone all’accoglienza di qualcosa che è pura gratuità.
Desideriamo guardare con occhi nuovi, avere lo sguardo che Dio ha sulle sue creature per cogliere la Vita là dove Lui l’ha messa, anche dove è nascosta o ci pare di vederne segni opposti: scorgere la Vita oltre gli apparenti segni di morte, oltre la mancanza di qualcosa come nel racconto evangelico della guarigione del cieco dove già la presenza di Gesù che lo guarda, pro-muove in lui la Vita. La guarigione è iniziata ancor prima di riacquistare la vista, la condizione del cieco che sedeva a mendicare è mutata: ancora non vede, eppure percependone lo sguardo su di sé, si alza, prende coraggio, grida verso Gesù sfidando i molti che volevano impedirglielo. Il resto viene da sé, torna a vedere, ma non prima di aver scoperto che la Vita tornava a rinascere dentro di lui.
“Accogliere” diventa così un verbo carico di dinamismo perché porta in sé lo stimolo a porre attenzione, a non trascurare nulla, a scoprire la Vita nelle sue varie espressioni, ma anche continuare a promuoverla, a custodirla a farsene carico, a non lasciare nulla di intentato, a provare gratitudine ed essere testimoni della Vita.
Esperienza concreta è riconoscere segni di Vita dentro le storie di morte, dietro alle frustrazioni delle persone che accogliamo. A volte tutto sembra spento: è stato troppo forte il dolore vissuto per lasciare posto ad altro. Anche nei momenti di chiusura o di non impegno per il loro percorso, quando sembra davvero di non poter più fare nulla, continuare a cercare la Vita nascosta, ci permette di scoprire anche una sola scintilla che, alimentata, può tornare a riaccendere il resto dell’esistenza.
Giulia da Milano, venuta in estate, scrive:
“Giorni brevi ma intensi: mi sono sentita una di famiglia iniziando quasi per caso una nuova esperienza. Il cuore si è disteso quando i miei occhi e il mio sorriso hanno incontrato e ricambiato quello di quattro giovanissime nigeriane. Con loro ho riscoperto il gusto del togliere tempo al fare, per stare, ritrovando la bellezza della relazione. Mi ha sorpreso la fiducia nei miei confronti ed è stato prezioso sentirmi accolta e allo stesso tempo avvertire come alcune si siano lasciate accogliere raccontandomi di se stesse. Aprirmi all’altro è e rimane l’unica via possibile per guardare al di là del mio naso salvandomi dalla tentazione di ripiegarmi, perdendomi nei miei ragionamenti. La vita è sempre molto più concreta di quello che pensiamo e le ragazze che ho conosciuto mi hanno ricordato questo: accogliersi al di là di ogni pregiudizio e oltre il proprio vissuto personale apre davvero la possibilità di incontrare un po’ del cuore dell’altro”.
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